martedì 30 ottobre 2012

Una ricca Apple Pie ...... di Halloween

Queste sono giornate dove fra i vari blog si possono scorgere ricettine con mostriciattoli più o meno orripilanti, dolcini decorati, fantasmini, dita mozzate, ragnatele ... idee varie da proporre per la notte di Halloween.
Pur non partecipando attivamente alla festa, mi piace in cucina preparare qualcosina a tema. Quest'anno, complice il poco tempo e qualche giorno in cui non sprizzo di salute, non mi sono persa in decorazioni pluriricercate ed ho pensato di preparare la sera della festa un piatto di pizzoccheri very light con la zucca (che vedrete nel prossimo post dopo che li avrò realizzati) ed un dolce .... "il" dolce americano per eccellenza ovvero la Apple pie decorata semplicemente con una piccola zucca.
Halloween mi fa inevitabilmente venire in mente gli Stati Uniti e per questo festeggiamento simbolico nostrano ho pensato di realizzare questa torta.
Non so se loro la preparano anche per Halloween ma ad ogni modo la preparano tutto l'anno ... e questa è la cosa che conta! ;-)
Ho trovato in rete che era un dolce tipicamente inglese ed ovviamente, con lo sbarco nel nuovo mondo, si è diffuso nella zona nord-orientale il cosiddetto New England per l'appunto.
Col tempo ebbe così successo da essere considerato un dolce nazionale a tutti gli effetti.
E' nato addirittura un detto che si usa per definire un americano "doc" ... American as an apple pie ovvero Americano come la torta di mele.

Questa mia versione è  leggermente modificata rispetto all'originale, diciamo che è più "ricca" così come ho indicato nel titolo del post.
Ho imparato a farla in un corso in pasticceria e quindi vi garantisco che seguendo bene tutti i passaggi, i tempi di riposo e le dosi otterrete una torta fantastica, identica davvero ad una comprata in pasticceria.
Le mele sono state leggermente cotte in padella con zucchero, un goccio di acqua ed un fiocco di burro prima di essere inserite nella torta ed ho aggiunto uno strato interno di crema pasticcera (nel mio caso light e con meno uova rispetto alla ricetta classica).

 

Per due dischi di pasta frolla
(tortiera diam. cm.22)
180 gr di burro
120 gr di zucchero a velo
300 gr di farina 0
48 gr di tuorli
i semi contenuti in 1/2 stecca di vaniglia

Per la crema pasticcera light
250 gr di latte
1 uovo
i semi contenuti in 1/2 stecca di vaniglia
50 gr di zucchero
20 gr di farina

Per il ripieno di mele
2 mele renette
succo di limone
un goccio di acqua
un pezzetto di burro
due cucchiai di zucchero semolato

farina di mandorle q.b. per la base

Preparare la pasta frolla.
Impastare il burro con lo zucchero a velo; il burro deve essere lasciato a temperatura ambiente per almeno un'oretta e deve essere "plastico" ovvero facilmente lavorabile con le mani.
Aggiungere i tuorli ed i semini di vaniglia estratti dalla stecca.
Infine aggiungere abbastanza velocemente la farina.
Lavorare molto poco, formare una palla, avvolgerla in una pellicola trasparente e metterla in frigo per almeno sei ore (l'ideale sarebbe lasciarla anche tutta notte).
Tirare fuori la palla dal frigo almeno mezz'oretta prima di iniziare a stenderla.

Preparare la crema pasticcera.
Mettere sul fuoco un tegame con il latte.
In una ciotola mettere l'uovo e lo zucchero e lavorarli insieme; aggiungere la farina ed i semini contenuti nella mezza stecca di vaniglia incidendo con un coltello la stecca per il lungo.
Versare il composto nel latte caldo, stemperare con una frusta e far addensare; spegnere quando la crema inizia a sbuffare.

Preparare il ripieno.
Pelare le mele e tagliarle a dadini; versare il succo di limone per non farle annerire.
In una padella con un pezzetto di burro rosolarle, aggiungere un goccio di acqua e due cucchiai di zucchero e cuocere per qualche minuto.
Terminata la cottura scolare dall'eventuale acqua e succhi in eccesso.


 
Imburrare una tortiera (nel mio caso diametro cm. 22), dividere la palla di pasta frolla in due parti (una più grande dell'altra), stendere un disco di pasta frolla con dei bordi adeguati al ripieno che si andrà a versare.
Versare un pò di farina di mandorle sul fondo della torta che servirà per raccogliere l'eventuale acqua delle mele che si può formare in cottura (volendo si può aggiungere un piccolo strato di 5/6 mm di pan di spagna oppure dei biscotti sbriciolati finemente).
Aggiungere la crema pasticcera preparata e sopra di essa tutti i dadini di mela.
Stendere il secondo disco e posizionarlo sopra le mele.
Chiudere bene i bordi, effettuare dei tagli sulla pasta con il coltello e con la pasta avanzata aggiungere delle eventuali decorazioni (nel mio caso una zucca di Halloween).
 


Infornare in forno ventilato già caldo a 180 gradi per 25/30 minuti.
Ultimata la cottura, spennellare la superficie della torta con dell'albume o del latte, aggiungere un spolverata di zucchero semolato e lasciarla nel forno spento per qualche minuto.  

 
Vi mando una fettina virtuale a tutti voi e, se non ci sentiamo prima, buona serata di Halloween!!!!!
 
A presto
Monique
 


sabato 27 ottobre 2012

Bocconcini di triglia e merluzzo con fricandò di verdure

Sono caduta malata ... ebbene si, questo tempo ballerino con sbalzi di temperatura di oltre 10 gradi mi ha messa un pò fuori gioco in questi giorni.
Ma eccomi nuovamente qui in fase di guarigione, più o meno pronta per il week end (che per me generalmente inizia purtroppo non prima del sabato pomeriggio), pronta per dormire un'ora in più stanotte perchè si sposta l'ora e pronta per una domenica all'insegna della cucina, dello svacco sul divano e della visione di un film dietro l'altro ... si perchè domani danno pioggia tutto il giorno e se l'alternativa è uscire per rinchiudermi dentro ad un centro commerciale ... beh preferisco mille volte starmene tranquillamente a casa! ;-)  

Ho visto una puntata registrata della trasmissione I Menù di Benedetta di circa metà settembre con ospite Marco Bianchi.
L'ho già citato in un mio precedente post per la sua partecipazione al convegno tenuto a Milano.
E' un chimico-chef che collabora con l'Istituto Europeo di Oncologia e la Fondazione del Dott. Veronesi, ha scritto due libri "I Magnifici 20 - i buoni alimenti che si prendono cura di noi" e "Le Ricette dei Magnifici 20" ed, unitamente all'attività scientifica, effettua anche quella didattica, di formazione e divulgazione scientifica presso scuole ed enti privati oltre alle trasmissioni televisive "Tesoro salviamo i ragazzi" ed "In linea con Marco Bianchi".
Sono contenta che finalmente si inizi a parlare un pò di più di alimentazione "sana" tra l'altro anche in una trasmissione che, per carità, dà tanti simpatici spunti ma non sprizza di piatti salutari fra fritti, surgelati a gò gò, aperitivi, rotoli di pasta sfoglia e frolla come se piovessero ...
Immagino anche che un target del genere debba promuovere ricette di tutti i tipi ma l'idea di invitare ospiti di questo calibro non è affatto male.
Questo ragazzo è visivamente preparato, giovane e simpatico e se volete trovate qui quali sono le 20 famiglie di alimenti che non devono mai mancare sulla nostra tavola.
Riporto solo alcuni dati presi dal suo sito:  il 70% dei tumori ha come causa diretta lo stile di vita.
Il 30% è correlato a sostanze nocive presenti sulla tavola, il 30% al fumo, il 5% a obesità e sedentarietà e solo il 3% allo smog.
Però il 40% delle malattie, dal diabete all’ipercolesterolemia all’ipertensione, possono essere affrontate e curate con una dieta su base vegetale.

L'ho scritto anche in un precedente post ... io mangio di tutto e non sarei capace di eliminare totalmente le carni rosse o i dolci contenenti tanti zuccheri e grassi come potrebbero essere le crostate  (i dolci super pannosi non li considero nemmeno perchè li mangio forse tre volte all'anno) ... basta soltanto non abusarne e mangiarne una volta ogni tanto, variare i cibi, seguire le stagioni e quello che la natura ci offre e stare un pochino più attenti ...
Ho perso delle persone importanti a causa di malattie tumorali e sla ... se c'è realmente qualche possibilità, anche minima, di "aiutarsi" con l'alimentazione ... beh io questo "minimo" voglio tentare di metterlo in pratica.   
Promesso che ci penserete anche voi???

Oggi vi posto una ricettina con tanto pesce e verdure.
Il fricandò è un pasto povero contadino le cui origini non sono chiare poichè veniva cucinato in Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna e consistente in un brasato di carne di vitello lardellata e cotta in casseruola con verdure ed erbe aromatiche.
La particolarità di questo piatto è che le verdure vengono aggiunte nella casseruola con la carne con tempi e modi diversi di cottura ottenendo così un piatto molto prelibato e singolare.
In questa mia ricetta la carne non compare ma le verdure vengono appunto cotte separatamente proprio per mantenere distinti i sapori e le consistenze e vengono unite e mescolate solo alla fine.

 

Ingredienti per due persone:
400 gr di pesce (nel mio caso triglia e merluzzo)
1 spicchio d'aglio
1 patata (circa 150 gr)
1 peperone giallo
1 melanzana lunga
6/8 pomodorini tipo datterini
2/3 fette di pane integrale
olio evo q.b.
gomasio e pepe q.b.


Lavare il pesce e tagliarlo a pezzetti.
Lavare ed asciugare le verdure.
Tagliare i pomodorini in quattro, la patata e la melanzana a dadini, il peperone a bastoncini.
Rosolare le verdure separatamente: ci vorrà un pò più di tempo ma la cosa positiva è che riuscirete a controllare e regolare la croccantezza di ogni singola verdura e poi potete utilizzare massimo due padelle, cotta una verdura, la mettete al caldo e proseguite con un'altra e così via.
Iniziate con la patata a cui occorre la cottura più lunga, proseguite con le melanzane, il peperone ed in ultimo i pomodorini.
Dopo che avete cotto le melanzane adagiatele su un foglio di carta assorbente.
Salate e pepate la verdure a piacere (al posto del sale io ho usato il gomasio).
Tostare anche le fette di pane integrale precedentemente tagliate a pezzetti.
In un'altra padella con un filo di olio e lo spicchio di aglio rosolare il pesce per qualche minuto.
Mescolare il pesce con le verdure (fricandò vegetariano), unire i pezzetti di pane e servire caldo.


E' una vera esplosione di sapori e di colori ... è stato divorato tutto con piacere! ;-)

Vi auguro un buona serata ed una buona domenica.
A presto
Bacioooooooooooo
Monique

mercoledì 24 ottobre 2012

Lasagnetta di crepès alla farina integrale con radicchio trevigiano e formaggio Le Gruyère

Se mi chiedessero quali siano i piatti italiani che preferisco in assoluto (e la prima risposta senza pensarci sarebbe "non ho preferenze mi piace mangiare di tutto") per poterli far assaggiare ad uno straniero, senza ombra di dubbio direi la pizza e le lasagne.
Fanno parte della nostra cucina italiana da secoli e mentalmente associo la pizza ad un pasto più informale, gioviale magari tra amici, davanti alla tv ... e le lasagne ad un pasto più formale, più elegante, in un giorno di festa, di domenica ad esempio o a Natale, quel piatto che ti fa fare sempre bella figura ...
Quali sono i Vostri?

La nostra cara Teresa ha promosso un contest nella quale si richiedeva una ricetta appartenente alla tradizione italiana e reinterpretata con un formaggio svizzero a scelta tra l'Emmentaler, Le Gruyère e lo Sbrinz.
Tra pizza e lasagne ho scelto le "festose" lasagne nel mio caso rivisitate rispetto alle classiche all'uovo.
Ho realizzato infatti delle piccole crepès di farina integrale e le ho sovrapposte così da formare una torretta monoporzione.
Come ripieno, in luogo del tradizionale ripieno di ragù e besciamella, ho utilizzato del radicchio trevigiano di stagione ed il formaggio Le Gruyère tagliato a dadini.
Questo formaggio è a pasta semi dura prodotto nelle zone confinanti della Svizzera francese, nella regione appunto chiamata Gruyère.
Le mucche allevate al pascolo sono nutrite sia d'estate che in inverno con foraggi naturali poichè in Svizzera è proibito l'utilizzo di additivi chimici e di farine animali nei mangimi (fosse così in tutta Italia ....).
In fase di stagionatura queste forme vengono spazzolate con acqua e sale creando così uno strato oleoso che ne accelera la maturazione e conferisce il tipico sapore che varia tra il dolce ed il piccante.



Ingredienti per 10/12 piccole crepès
150 gr di farina integrale
350 ml di latte
50 ml d'acqua
2 uova medie
1/2 cucchiaino da caffé di sale
30 gr di burro chiarificato per cuocere

Rompere le uova in una terrina e sbattetele un pò con la frusta.
Aggiungere alternando la farina setacciata ed il latte/acqua, mischiate bene fino ad avere una pastella piuttosto liquida e liscia.
Aggiungete il sale, mischiate e lasciate riposare almeno un'ora.
Fate sciogliere il burro in un pentolino, scaldare bene la padellina per le crépes, ungetela con il burro usando un pennello ( possibilmente in silicone) e versare la quantità di pastella necessaria per una crépe.
A questo punto far ruotare la padella per spargere uniformente la pasta, fate cuocere fino a che sarà ben dorata, quindi giratela e finite la cottura dall'altra parte.


Per il ripieno per 2 persone:
250 gr di radicchio trevigiano
150 gr di formaggio Le Gruyère
gomasio e pepe q.b.

Lavare e tagliare a listarelle il radicchio.
In una padella con un goccio di olio rosolare le listarelle per almeno una decina di minuti; regolare di sapore aggiungendo un pò di gomasio (semi di sesamo tostati e tritati e sale marino) e di pepe.
Non esagerare con il condimento perchè il formaggio è molto saporito.
Tagliare il formaggio a dadini.


Comporre le lasagnette.
Adagiare su una teglia una crepè, posizionare qualche listarella di radicchio e qualche cubetto di formaggio e coprire con un'altra crepè e così via fino all'esaurimento del ripieno e di tutte le crepès preparate (6 a testa).
Finire con qualche listarella di radicchio.
Infornare a180 gradi per 10-15 minuti, giusto il tempo di scaldare il tutto e far sciogliere il formaggio.
Togliere dal forno e, con l'aiuto di una paletta, trasferire la lasagnetta dalla teglia del forno al piatto di portata e servire calda.


Ringrazio la Switzeland Cheese Marketing Italia per i formaggi che mi ha fatto pervenire gentilmente a casa.

Un bacione a tutti e buona serata!!
Monique






Con questa ricetta partecipo al contest La Svizzera nel piatto in collaborazione con il blog di Tery



 

sabato 20 ottobre 2012

Pane dolce del sabato black chocolate

Non molto tempo fa un amico chef mi aveva raccontato che in un ristorante dove lavorava gli era capitata una situazione alquanto insolita poichè un numeroso gruppo di ebrei in vacanza sul lago Maggiore aveva prenotato tutta la sala ed inverosibilmente avevano anche "occupato" la cucina ...
Si erano portati le loro stoviglie, le pentole, le teglie, le posate ed in cucina si era piazzato un "sorvegliante" che controllava tutti gli operatori affinchè venissero prodotti i piatti secondo le loro regole.
Ovviamente per questo mio amico la serata è stata pazzesca poichè non abituati a tutto questo ed io con lui nel sentirmi raccontare questo episodio.
In quell'occasione non sono andata ad informarmi del perchè ed del per come ci fosse tutta questa rigidità e ritualità nei loro pasti ... dopottutto paese che vai cucina che trovi (e qui in Italia sfido a trovare uno straniero che non l'apprezzi ...) ... perchè dunque non lasciarsi semplicemente trasportare dalle delizie del nostro paese??

L'MTC di questo mese ancora una volta ci ha positivamente costretto ad approfondire l'argomento ed ho quindi appreso, facendo anche qualche ricerca su internet, che le leggi dell'alimentazione ebraica affondano le radici nella Bibbia e che vengono rispettate da più di tremila anni.
Tutto quello che si mangia diventa parte integrante del nostro sangue e poichè la Bibbia stessa dice "che il sangue è l'anima", mangiando cibi vietati si diventa impuri.
I cibi che rispondono ai requisiti di Casherut (adeguatezza) sono chiamati Casher e si classificano secondo la loro origine (a base di carne, a base di latte e cibi "neutrali" che non contengono nè carne nè latte) e la loro preparazione deve avvenire seguendo determinate regole e non mescolando cibi Casher da non Casher.
Non si può ovviamente condensare tutto il loro credo in poche righe ma devo ammettere che è la prima volta che vedo così tanta dedizione, sacralità e rigidità verso quello che si mangia.

Di sabato si celebra la festa del riposo (Shabbat) e per tradizione ogni pasto è accompagnato dal pane tradizionale a forma di treccia (Challah) preparato senza burro o derivati dal latte ma solo con olio proprio per rispettare le regole della Casherut che prevede di non mangiare nello stesso pasto alimenti a base di carne con alimenti a base di latte.
Il "pane dolce del sabato", tema di questo mese dell'MTC, è strutturato nel medesimo modo dello Challah (stesso impasto e medesima forma a treccia) ma al suo interno è previsto un ripieno a piacere con ingredienti ovviamente Casher.

Ho dunque realizzato un pane dolce con un ripieno di confettura home made e pezzetti di cioccolato fondente e rifinito esternamente con una spolverata di cacao amaro, aggiunta prima dell'infornata, e semi di papavero.


Vi riporto le quantità ed il procedimento così come indicato da Eleonora

Per una treccia ripiena
250 gr di farina 0
1 uovo grandezza media 
50 gr di zucchero
10 gr di lievito di birra

62,5 ml di acqua tiepida
62,5 ml di olio extra vergine d'oliva
5 gr di sale
100 gr di cioccolato fondente
qualche cucchiaio di confettura di pere e fichi home made
cacao amaro
semi di papavero

Setacciare la farina.
Sciogliere il lievito nell'acqua tiepida insieme a un cucchiaino di zucchero e far riposare una decina di minuti fino a far formare una schiuma.
Mischiare la farina, il sale e lo zucchero e versarci il lievito e cominciare ad impastare, versare poi l'olio e per ultimo l'uovo.
Lavorare fino a che l'impasto si stacchi perfettamente dalla ciotola lasciandola pulita.
Lasciar lievitare per almeno due ore, dopodichè, sgonfiare l'impasto.
Tagliare in tre parti uguali.
Stendere su un piano infarinato ognuna delle parti lunghe circa 35/40 centimetri e larghe 10/15. 
Versare il cioccolato fondente tritato e qualche cucchiaio di confettura nel mio caso di fichi e pere aromatizzata al rosmarino sulle tre parti.

Arrotolarle poi sulla lunghezza, in modo da ottenere tre lungi "salsicciotti".
Unirli da un capo e cominciare ad intrecciare.
Adagiare la treccia su una placca da forno unta di olio (o sopra un foglio di carta forno).
Lasciare lievitare ancora due ore. 
Spolverare con il cacao amaro e finire con i semi di papavero.
Infornare in forno già caldo e STATICO a 200°C per circa 20 minuti.
Nel mio caso, che ho aggiunto in cottura anche il cacao amaro in superficie, posizionare un foglio di alluminio negli ultimi cinque minuti di cottura.
  


La preparazione è un pò lunga per via dei tempi della lievitazione ma il risultato è davvero ottimo.
E' un pane soffice con un gusto leggermente dolce e si sposa benissimo con molti ripieni dalle confetture, alla frutta secca, al cioccolato.
Il primo esperimento è andato ma non escludo di ripeterlo presto con un altro ripieno.

Buon week end a tutti!

giovedì 18 ottobre 2012

Confettura di fichi e pere aromatizzata al rosmarino

Ciao a tutti!
Sono stata un pò presa in questi giorni, mi spiace ripetermi ma eccomi finalmente in fase di rilassamento ...
La ricetta di oggi è dedicata a mia cugina che gentilmente mi ha inviato alcuni ritagli di giornali riportanti alcune simpatiche idee per delle confetture un pò originali tra cui quella che vi stò per proporre.
Ringrazio lei così come ringrazio mia mamma che mi mette da parte dei giornalini di ricette ed anche lei ritagli vari dalle riviste che trova.
Ringrazio chi mi fa dei complimenti per il blog.
Ringrazio nuovamente un'amica che mi ha regalato l'abbonamento ad una nota rivista di cucina ed un'altra amica che mi ha regalato degli originali stampini per biscotti ...
Insomma è davvero stimolante sapere di essere seguita anche dalle persone che conosco e riscontrare che le persone che mi vogliono bene mi sostengano ed alimentino in qualche modo questa mia passione ... peccato che ci sia anche il rovescio della medaglia e che alcune persone, che credo mi leggano, non abbiano invece il coraggio o la voglia per darmi un commento o farmi una critica o un complimento ... mah ...

Bando alle ciance e passiamo alla ricetta.


Forse riuscirete a trovare ancora un pò di fichi per prepararla ... per le pere non c'è problema perchè è assolutamente il periodo giusto per acquistarle.
Il rosmarino dà un leggero tocco aromatico che si sposa benissimo con la frutta.


Posso garantire che è ideale per la colazione spalmata sul pane o su delle buone fette biscottate integrali come quelle in foto ... la giornata parte con il piede giusto ....


Ingredienti
500 gr di fichi
2 pere tipo decana
il succo di un limone
200 gr di zucchero di canna
1 rametto di rosmarino


Come nella mia precedente confettura di pesche con caffè e vaniglia, ho utilizzato lo zucchero di canna in luogo di quello bianco: il potere dolcificante e conservante è lo stesso ma dona un gusto leggermente più rustico.
Sbucciare le pere, togliere il picciolo e tagliarle a tocchetti.
Pelare i fichi e tagliarli a metà.
Mettere in una pentola le pere, i fichi, il succo del limone e lo zucchero di canna.
Portare ad ebollizione e mescolare ogni tanto con un cucchiaio di legno fino a che il composto non abbia raggiunto una buona consistenza (almeno 40 min/1h).
Una decina di minuti prima dell'ultimazione della cottura, per profumare la confettura, immergere nel composto un rametto di rosmarino da mantenere fino alla fine della cottura.
Una volta pronta, togliere il rosmarino e versare la confettura nei vasetti sterilizzati in forno per 20 minuti a 120 gradi e con tappi nuovi sino ad un cm dall'orlo.
Chiudeteli, capovolgeteli per formare il sottovuoto e lasciateli raffreddare in questa posizione capovolta.


Vi regalo un vasetto virtuale a tutti voi ... ed uno speciale ovviamente alla mia cugy!!!

Tra qualche giorno vi regalerò una bella ricettina di un dolce dove ho utilizzato questa deliziosa confettura! Rimanete sintonizzati!

Buona serata
A presto
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